Il capitolo del soggiorno ravennate di Byron è da sempre considerato uno dei momenti peculiari della biografia del grande poeta inglese. La sua relazione con Teresa Gamba, la giovane sposa di Alessandro Guiccioli, iniziata a Venezia nel 1819, ha costituito e rappresentato nell’immaginario collettivo e nella letteratura mondiale l’essenza stessa dell’amore romantico.

Un amore passionale e una esperienza di vita raccontati attraverso le opere e i ricordi da Teresa conservati, ora esposti nelle stanze di Palazzo Guiccioli e narrati da apparati multimediali. Il museo è letterario: narra la figura del poeta geniale, viaggiatore in Europa e in Oriente dell’eroe “fatale”, del «dandy scontroso», dell’uomo alla moda che adattò e piegò la sua vita ad un ideale poetico, divenendo egli stesso prototipo per la società dell’epoca. Di qui la nascita del mito dell’eroe romantico, melanconico e solo, ribelle alla società e alle convenzioni, che a Ravenna giunge alla pienezza della propria espressione poetica (vi compose Don Juan, l’ultimo canto del Childe Harold’s Pilgrimage, Marino Faliero, Sardanapalus, The Two Foscari, The Prophecy of Dante) e alla compiuta estetizzazione della sua vita che, pur condotta al limite della stravaganza snob, conosce la passione della lotta politica coltivando quegli ideali di libertà morale e civile che lo porteranno a simpatizzare, a lottare e a morire per l’indipendenza dell’Italia e della Grecia. L’ esposizione museale evoca e testimonia la memorabile presenza in Palazzo Guiccioli di un poeta–simbolo del romanticismo, icona dell’Ottocento letterario europeo, considerato da Goethe, “il massimo genio poetico del suo secolo”.

Ma ho vissuto, e non ho vissuto invano:
la mia mente perderà la sua forza,
… in me esiste qualcosa che consumerà
il tormento del tempo e vivrà quando sarò morto …

Byron, Childe Harold’s Pilgrimage, canto IV, CXXXVII

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